Erbanno

Il paese di Erbanno (Erbàn, in dialetto camuno[1]) è un borgo medioevale (altitudine 243 mt. s.l.m.), sorge sulle sponde del torrente Budrio, alle pendici del monte Altissimo e dell'omonimo monte Erbanno, si estende anche in pianura, nella bassa Valcamonica; prima di divenire frazione di Darfo Boario Terme (Bs) fu un Comune a sè stante.

[1] A.Fappani (1979), ha definito il dialetto camuno: “... a ruvidezza, asprezza, asciuttezza, essenzialità ed al contempo schiettezza, robustezza e a tratti sprazzi di tenerezza sono le note che si accompagnano a singolare espressività, a vivacità ed arguzia.“

Il dialetto camuno (o meglio, i dialetti camuni) sono una varietà di dialetti di tipo gallo-italico, appartenenti al gruppo orientale o bresciano della lingua lombarda e sono parlati in Valle Camonica. Alcuni linguisti o dialettologi lo hanno classificato come bresciano rustico. Gli scotöm sono, nei dialetti camuni, dei soprannomi o nomiglioli, a volte personali, indicanti i tratti caratteristici di una comunità; quello che contraddistingue gli abitanti di Erbanno è Hargàgn.

I nomignoli (scotöm) Brulì e Casolì identificano le due localita’ dove si trovano i poderi di produzione vitivinicola dall’Azienda Agricola “Terre di Erbanno” di Sergio Pedersoli

Il nucleo storico di Erbanno evidenzia stile e bellezza caratteristiche di centro antico, ricco di cortili e portali in pietra intagliata. E’ certamente uno tra i più affascinanti borghi della Valle Camonica strettamente legato alla presenza della nobile famiglia ghibellina dei Federici (latino: de Fedricis o de Federicis), feudatari medievali (della Valle Camonica) dal XIII al XVI sec. (blasonati con il titolo nobiliare di Conte).

Nel 1230 i Federici sono detti di Montecchio (Monticulum), luogo da cui inizieranno la loro espansione prima a Gorzone e poi ad Erbanno (dove si trasferiranno in pianta stabile a partire dal 1291). Tra il 1458 e il 1697, i membri di questa famiglia, hanno ricoperto (per 54 volte) la carica di Sindaco della Comunità di Valle Camonica

Testimonianze della illustre famiglia si possono trovare lungo le vie del paese, partendo dalla antica parrocchiale di San Martino (sconsacrata da tempo), che è contraddistinta dal recinto dell'ex cimitero e dal caratteristico campanile romanico-lombardo; fu edificata dai benedettini francesi e successivamente adibita a semplice cappella per volontà della famiglia Federici.

La chiesetta presenta un portale d’ingresso in pietra simona, datato 1465 e una cappella con rarissima testimonianza di affreschi quattrocenteschi di notevole interesse (con figure di Profeti, Pantocrator, Evangelisti, Padri della Chiesa, Annunciazione, Crocifissione, San Michele, San Martino, Vergine in trono, Sant'Anna, San Francesco, Cristo nel sepolcro, San Bernardino e Sant'Antonio abate), commissionati dai Federici a Michelino da Besozzo, mentre all'esterno una lapide ricorda come Abramo Federici deviò il corso del fiume Oglio a Montecchio. La chiesa venne poi ridotta a recinto cimiteriale.

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